La mummia che sembra avere le scarpe da tennis - Focus.it

2022-08-12 11:07:30 By : Mr. Jimmy Zhang

Sui monti Altai, in Siberia, è stata recentemente scoperta una mummia insieme a resti di un cavallo, di una testa di pecora e di altri oggetti. Apparteneva a una popolazione mongola vissuta circa 1.500 anni fa. E ha una particolarità abbastanza curiosa: le scarpe hanno un che di molto... moderno.

Al di là delle scarpe, il ritrovamento può sembrare poca cosa, ma per gli archeologi è una scoperta importante perché è la prima sepoltura completa e ben conservata mai trovata nella zona e dà uno scorcio senza precedenti nella vita del popolo Turkik che durante il sesto secolo avanti Cristo attraversò l’Asia centrale e la Siberia.

«Si tratta di una sepoltura Turkik senza precedenti perché ci racconta le loro credenze rituali di cui conosciamo poco», ha spiegato B. Sukhbaata del Museo Khovd, (Mongolia) che ha scoperto la tomba. Si trovava a 3 metri di profondità ad una quota di 2.803 metri. La persona era ancora avvolta nel suo feltro.

UNA DONNA. Al momento si ipotizza che sia il corpo di una donna, perché non è stato trovato alcun arco vicino alla persona e questo non potrebbe succede per un Turkik maschio. Poiché vicino alla mummia è stato trovato un solo cavallo si ipotizza anche che la persona deceduta sia stata di umile famiglia. Gli archeologi hanno già potuto stabilire che l’animale è stato volutamente ucciso e che si trattava di una cavalla con un’età compresa tra i 4 e gli 8 anni.

Insieme a loro sono stati rinvenuti vari oggetti, da una ciotola di legno ad un vaso d’argilla, da un cuscino ad una testa di pecora e una borsa di viaggio al cui interno sono state rinvenute ossa di pecora e di capra. In base al materiale rinvenuto si è potuto stabilire che il tutto ha un’età che risale a circa 1500 anni fa.

Quel che è interessante è il fatto che nonostante che la persona sepolta non provenga da una famiglia ricca o potente c’è comunque una grande cura nei suoi vestiti, che sono tutti finemente ricamati, scarpe comprese. Alcuni disegni e ricami richiamano il mondo dei nostri giorni come a dire che quando si tratta di fare moda non ci sono confini di tempo e di spazio.

L'immaginario comune ci porta ad associare il concetto di mummia a quello di piramide. Ma gli antichi Egizi non furono certo gli unici a padroneggiare l'arte di preservare i corpi per prepararli al meglio alla vita ultraterrena. Quella della mummificazione è una tradizione trasversale, che è stata declinata in vari modi in base alla cultura d'origine e alle condizioni climatiche di ogni paese. Da un'idea di IFSL, un breve viaggio fotografico tra i più suggestivi e macabri rituali post mortem. Mummie Chinchorro. 7000 anni fa, 2000 anni prima che gli Egizi iniziassero a mummificare i più alti esponenti della società, dall'altra parte del mondo, tra Cile settentrionale e sud del Perù, gli antichi pescatori Chinchorro si cimentavano già nella conservazione dei cadaveri. A loro appartengono le più antiche mummie mai ritrovate.

Probabilmente ispirati dal naturale processo di conservazione dei corpi che avveniva nell'arido deserto dell'Atacama, i Chinchorro preservavano i loro morti con un processo piuttosto cruento. Le salme venivano private della pelle e degli organi interni, pulite e riempite di argilla, alghe e ramoscelli. Il corpo veniva poi ricomposto, rivestito di nuovo della pelle (originaria o, nel caso questa mancasse, di foca) e dipinto di nero o di ocra rossa. Maschere d'argilla e parrucche vegetali completavano il processo, riservato a tutti i membri della società e non solo a ricchi e potenti. Bisogna però dire che, per lo stravolgimento a cui i corpi andavano incontro, alcuni non ritengono corretto parlare di vera mummificazione.

Mummie di torbiera. Per preservare il corpo dei cari estinti non era indispensabile vivere in un habitat particolarmente arido. Recenti ricerche hanno dimostrato che la mummificazione si praticava già nell'Inghilterra dell'Età del Bronzo, sfruttando le naturali proprietà conservative di torbiere o pozzi anaerobici, dove l'assenza di batteri salvava le carni dalla putrefazione. Mummie di questo tipo sono state ritrovate in varie parti del Nord Europa, dall'Irlanda all'Estonia. Nella foto, l'Uomo di Tollund, una mummia di palude ritrovata in Danimarca sotto a 2 m di torba. Il volto perfettamente conservato non tradisce l'età: risale al IV secolo a.C. (Età del Ferro).

Foto: © Christophe Boisvieux/Corbis

Mokomokai. Ancora più macabre le Mokomokai, piccole teste mummificate di Maori della Nuova Zelanda il cui fascino contagiò, nel 19esimo secolo, commercianti, marinai e collezionisti europei. Le teste, un modo per ricordare un caro defunto o, talvolta, una specie di trofeo di guerra, divennero col tempo merci preziose, scambiate e ricercate per i tradizionali tatuaggi che ne adornavano la faccia. Negli anni di punta di questo commercio, tra 1820 e 1831, venivano persino realizzate "su ordinazione", con schiavi tatuati e poi uccisi allo scopo. Private del cervello, affumicate, cucite e sigillate con la gomma, venivano esibite come macabro oggetto di arredamento dai ricchi generali britannici che avevano prestato servizio in Nuova Zelanda, come Horatio Gordon Robley (nella foto), possessore di 40 teste.

Foto: © Henry Stevens/Wellcome Images/Wikimedia Commons

plastinazione. Arriviamo ai giorni nostri con la discussa tecnica di plastinazione cui sono sottoposti i cadaveri di Body Worlds, ideati dall'anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens ed esposti in tutto il mondo in improbabili posizioni "da vivi" con un discreto successo di pubblico. La tecnica prevede il pompaggio di formalina e silicone nel corpo, lo scioglimento dei grassi corporei mediante solventi e l'immersione del cadavere in una materia plastica. Guarda altre foto di queste mummie moderne

Foto: © Francois Lenoir/Reuters

Pulizie estive. Tra le montagne del Sud Sulawesi, Indonesia, il popolo dei Toraja (con una componente religiosa mista cristiana, musulmana e animista) celebra in agosto un macabro rituale chiamato Ma'Nene. Ogni tre anni, il corpo del caro defunto viene esumato, ripulito, vestito con abiti moderni e portato a spasso per il villaggio, come se fosse ancora vivo. In effetti, questa popolazione crede che i defunti siano ancora presenti tra noi, anche se sono passati a miglior vita da centinaia di anni.

Foto: © REUTERS/Yusuf Ahmad

Da Suzy Solidor ad Alice Prin, da Luisa Casati a Dora Maar. Ambizioni, amori, talenti ed eccentricità delle donne che hanno ispirato i più grandi artisti del Novecento (e non solo). E ancora: dalle latrine romane al trono-gabinetto del Re Sole, la storia del bagno e dei nostri bisogni più intimi; i prìncipi secondogeniti che si sono ribellati alle leggi di successione, e ne hanno combinate di tutti i colori.

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