Omicidio Gigi Bici, la vita in carcere di Barbara Pasetti «È tranquilla, studia cucito perché vuole lavorare»- Corriere.it

2022-09-10 12:54:05 By : Ms. Nina He

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La donna, unica indagata per la morte di Luigi Criscuolo, continua a dichiararsi innocente. Il mistero della pistola che ha sparato: è un’arma artigianale costruita oltre mezzo secolo fa, ben conservata e mai registrata. A fine mese la chiusura delle indagini.

«Un delitto con tante ombre»

Per mezzo secolo o forse più, il possessore della pistola che ha ucciso Luigi Criscuolo alias «Gigi Bici», 60 anni ex buttafuori, ha mantenuto l’arma in perfetta funzione. L’ha pulita, oliata, testata. Questa antica pistola — piccola, da custodire in una tasca oppure in una borsetta — non rientra in nessun registro perché, come appreso dal Corriere , è stata fabbricata artigianalmente e, forse, tramandata di generazione in generazione. Fino ad approdare nelle mani di Barbara Pasetti, la 44enne che, secondo l’impianto accusatorio della Procura, avrebbe sparato contro lo stesso Criscuolo, ucciso da un unico proiettile alla tempia nelle ore successive all’8 novembre 2021, il giorno della sua sparizione dalla casa di Pavia.

Del 20 dicembre il rinvenimento del corpo, in località Calignano, cinquecento abitanti, una frazione del comune di Cura Carpignano; i resti, sui quali si erano accaniti gli animali, i temporali e l’umidità, erano semi-nascosti da rovi e arbusti nel campo incolto che confina con un castello trasformato in residenza di lusso, circondato da un perimetro di mura e soprattutto telecamere di videosorveglianza. Ovvero l’abitazione di Pasetti, figlia di una ricca famiglia di imprenditori nel settore caseario, in carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere; al proposito, nella prigione di Vigevano la donna ha chiesto a ripetizione di poter lavorare, si è fatta portare dei libri di cucito con l’obiettivo non di riempire gli infiniti tempi della vita in cella, quanto di imparare davvero e rendersi utile al resto dei detenuti. Chi ha modo di vederla e incontrarla, ha parlato di una donna «ordinaria» nella gestione della quotidianità, senza degenerazioni di violenza o insofferenza mentale.

La banda dell’Est

Di fatto Pasetti, separata, un figlio di otto anni affidato ai nonni, sedicente fisioterapista — così si annunciava ma non ha mai praticato —, non ha finora parlato del caso e delle colpe che le addossano. O meglio: aveva da subito e ha in seguito insistito sulla storia criminale di una presunta banda dell’Est in qualche modo responsabile del delitto. Storia che da allora, in sette mesi di indagini articolate della Questura di Pavia, non ha cristallizzato un elemento-uno a conferma della tesi. Pura invenzione. A quale pro, non lo si conosce. Forse Pasetti voleva depistare, buttarla sulla generica paura dello straniero che spesso attecchisce nei pensieri del popolo, ed era sicura — sicurissima — di potercela fare. Tacendo, Pasetti non ha in aggiunta risolto i misteri relativi a quella pistola, la cui analisi ha rimandato a lei sia come possesso sia come specifico uso assassino, e che i magistrati non escludono possa esser stata reperita da parte del medesimo «Gigi Bici». Luigi Criscuolo sarebbe insomma stato freddato dall’arma che, su ordine di Pasetti, aveva cercato e infine trovato nella rete dei collezionisti di pistole.

In Procura si ripete che le indagini dovrebbero concludersi entro questo mese. Mancano pochi passaggi, di esclusiva natura scientifica, e sembra necessari non per svelare nuovi particolari bensì per rafforzare gli elementi di prova già in possesso. Vero che la coltivazione del dubbio è comandamento d’ogni inquirente, però le ipotesi iniziali sono procedute in modo lineare durante i numerosi passaggi dell’inchiesta. Si sospettava di Barbara Pasetti e a oggi la si considera protagonista principale della morte di «Gigi Bici», il quale potrebbe aver conosciuto la donna nell’estate del 2021 e anche avviato una relazione. I magistrati non escludono «collaborazioni», ma che nell’eventualità non altererebbero il quadro. In relazione a quella storia dei predoni dell’Est, sarebbe stata sempre Pasetti a scrivere delle lettere, due delle quali con destinatarie le figlie di Criscuolo e inerenti la scomparsa; lettere scritte in maniera sgrammaticata a voler far apparire che dietro ci fosse una mano straniera. Lettere invece composte dal computer della 44enne, di cui nella fase successiva alla scoperta del cadavere, quand’era divenuta una «sorvegliata speciale» dalla polizia con intercettazioni, sopralluoghi e pedinamenti, rimarrà notoria la propensione a fingere di ribellarsi all’assedio dei giornalisti fuori casa volendo invece — si truccava e sceglieva appositi vestiti — comparire dinanzi alle telecamere.

Sicché, chi sia sul serio Barbara Pasetti, se una completa innocente anzi una vittima della giustizia come ripetono i famigliari specie il padre, a sua volta collezionista di armi, oppure una figura suo malgrado iconica della criminalistica italiana — una persona complessa e complicata, diabolica e pianificatrice —, è di certo un punto centrale dell’inchiesta e anche della narrazione. Insieme, s’intende, ai motivi che l’avrebbero spinta ad assassinare Criscuolo, forse punito per un rifiuto, un ipotetico sgarro, un’ipotetica mancanza di rispetto nei confronti d’una donna che, per intanto, una cosa ha in testa: lavorare in carcere. Se mai Barbara Pasetti ha fornito particolari dirimenti nei colloqui con l’avvocato, è un segreto professionale della sua legale, impegnata nella contro-indagine per smontare la costruzione dei pm e della polizia; per dimostrare che se anche la pistola del delitto era custodita dall’assistita, se anche sull’arma sarebbero state isolate impronte della medesima, se anche il cadavere giaceva all’esterno della sua residenza e se anche lo stesso cadavere per un lasso temporale è stato tenuto nascosto nell’ex castello, ecco, la sedicente fisioterapista è estranea alla fine di «Gigi Bici». A sua volta un uomo di strada, furbo, esperto, uno assai sveglio, forse precipitato nel tranello di uno o una insospettabile, dinanzi a cui o alla quale, per svariate ragioni, aveva abbassato le consuete difese riservate al prossimo divenendo vulnerabile.

Il caso in un minuto

In questa pagina tutte le storie di Giallo Padano.

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